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Bonus prima casa 2020: come richiederlo?

Bonus prima casa 2020: come richiederlo?

bonus prima casa 2020

Bonus prima casa 2020

Chi non spera di avere tutte le carte in regola per poterlo richiedere? D’altro canto si tratta sicuramente di un’agevolazione fiscale di non poco conto, soprattutto per chi non dispone poi di chissà quali mezzi finanziari (ormai alla categoria appartiene per altro una buona parte della popolazione…).

La torta però, per così dire, è piccola e non tutti riescono a mangiarne una fetta. Ecco allora cosa bisogna sapere su questo provvedimento e quali sono le strade migliori per poter sperare in una sana scorpacciata…

Bonus prima casa 2020: cosa c’è da sapere di nuovo?

Il bonus prima casa 2020, un po’ come accade per tante altre agevolazioni fiscali previste dalla nostra legislazione, viene riconfermato annualmente. Più che la concessione della sovvenzione in sé e per sé quello che rischia di mutare di anno in anno è l’insieme dei requisiti utili ad ottenerla. Lo Stato insomma, a seconda della condizione socio-economica del paese e della disponibilità erariale potrebbe cambiare le modalità di selezione dei contribuenti idonei a ricevere questo aiuto o variare il budget da destinare a tale necessità.

Detto ciò, e precisando quindi che quanto affermato a fine 2019 potrebbe trovare conferma o smentita nel corso del prossimo anno, vediamo quali sono le caratteristiche standard dell’avente diritto alla sovvenzione in esame. Per prima cosa, ed è anche ovvio, egli non dovrà essere proprietario di nessun edificio o di nessun immobile. Nel caso in cui si possedesse già una casa, l’agevolazione verrebbe concessa soltanto a chi provvedesse a venderla entro un anno dall’acquisto dell’altro appartamento.

Chiaro è poi che si dovrà a tutti gli effetti risultare residenti nel Comune in cui sorge la nuova dimora. In più se si vuole accedere al bonus si acquisterà una casa decorosa, ma non appartenente alle categorie A1, A8 ed A9. Insomma: ville, castelli o palazzi storici presuppongono che l’acquirente non abbia proprio problemi economici. L’agevolazione bonus prima casa 2020 sarà concessa inoltre se la casa dovesse derivare da un lascito o da una donazione oppure ancora se intestata al coniuge da cui ci si accinge a divorziare.

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Bonus prima casa 2020: tasse ed oboli

Almeno sino a questo momento il governo non ha reso noto alcun tipo di cambiamento circa le tasse relative alla prima casa acquistata. Gli sgravi fiscali dovrebbero quindi, anche per l’anno prossimo, riguardare l’IVA e le imposte catastali, ipotecarie ed ancora di registro. Nel dettaglio diremo quindi che ad oggi chi compra la sua prima casa verserà l’IVA soltanto se deciderà di acquistare direttamente da un’impresa edile. In tal caso la tassazione non sarà comunque superiore al 4%. L’esborso inoltre non interesserà chi decidesse di acquistare da un privato. Occhio quindi alle truffe.

Passiamo adesso all’imposta di registro. Essa sarà forfettariamente pari a 200 euro una volta comprata casa da una ditta costruttrice, al 2% del valore catastale dell’immobile se invece ci si dovesse rivolgere ad un privato. Non abbiamo ancora finito. Serviranno infatti altre 50 euro (o 200 nel caso di acquisto da società) per l’imposta catastale ed altrettante per l’imposta ipotecaria (anche in questo la spesa sarà pari a 200 euro se a vendere è un costruttore).

Quando si accende un mutuo

Non tutti hanno la fortuna di poter pagare in contanti la loro prima casa. Molti sono così costretti ad accendere un mutuo. L’operazione comporta una serie di esborsi di contorno, per così dire, che non sempre è facile sostenere. Gli incentivi per l’acquisto della prima casa intervengono anche su questo fronte.

Lo Stato ha ad esempio previsto la possibilità di chiedere ed ottenere per circa 20 anni l’usufrutto di un terreno a patto che il richiedente abbia già due figli e che il terzo sia in cantiere o che comunque arrivi entro il 2021. Questo significa che utilizzare l’appezzamento per avviare magari un’attività e scegliere di comprare casa nelle immediate vicinanze dello stesso, potrebbe darci diritto ad un mutuo a tasso zero. Ciò vale però entro certi limiti: in ogni caso il bonus non coprirà mai mutui dal valore superiore ai 200.000 euro.bonus-prima-casa-2020-cila

 

Bonus accessori

Quando si compra casa si deve affrontare spesso una lunga serie di spese accessorie. Per questo motivo la nostra legislazione offre ai contribuenti la possibilità di beneficiare di una sequela di incentivi in qualche modo connessi all’acquisto di un’immobile. Quali? Iniziamo dal bonus ristrutturazioni. Esso altro non è che una detrazione Irpef che nello specifico ammonta a circa il 50% dell’importo delle spese sostenute per il restauro dei locali. Attenzione però: il tetto massimo sovvenzionabile arriva a 96 mila euro. Chiaramente per poter avere accesso a questo sgravio sarà  necessario produrre tutta la documentazione del caso ed inviarla all’Enea. Tali incartamenti riguarderanno soprattutto l’installazione di dispositivi atti a migliorare le prestazioni energetiche dell’immobile. In più sarà possibile ridurre l’importo dell’aliquota IVA e sgravarsi degli interessi passivi sui mutui.

Un altro bonus utile è quello relativo al risparmio energetico. In caso di riqualificazione di edifici o appartamenti, di installazione di caldaie a condensazione e di lavori atti a ridurre il rischio sismico, si potrà godere di un discreto incentivo. Lo Stato premia infatti il contribuente che intraprenda queste strade con una detrazione oscillante, a seconda dei casi, tra il 50% e l’85% sulla spesa sostenuta. Anche in questo caso sarà l’Enea ad accertarsi che tutto sia in regola.

Il bonus mobili infine aiuta chi necessiti di acquistare nuovi complementi d’arredo ed elettrodomestici in genere. Questi ultimi comunque non dovranno mai avere classe inferiore alla A+. Lo sgravio previsto è pari stavolta al 50% dei costi sostenuti.

Le spese notarili

Ultima spesa di rilievo connessa all’acquisto di una casa è quella notarile. La somma da consegnare all’ufficiale giudiziario può essere abbastanza elevata e, proprio per questo motivo, non tutti sarebbero in grado di procacciarsela. Ancora una volta interviene quindi lo Stato che consente al contribuente di detrarre dalla dichiarazione dei redditi le spese legate all’onorario da corrispondere al notaio e quelle aventi a che fare con l’accensione del mutuo. Detraibili risultano anche eventuali anticipi sostenuti dall’ufficiale giudiziario, i passivi del prestito, le spese accessorie e le eventuali quote di rivalutazione. Lo sgravio ammonterà in questi casi ad un importo massimo pari al 19% sulla spesa sostenuta. Attenzione però: nel novero non è incluso il rogito.

A breve pubblicheremo la guida gratuita con le regole da seguire per ottenere le nuove agevolazioni,
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